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Motociclette

Ode alle mie motociclette


Davide Mengacci

Nel mio cuore ci sono porte di cui solo io ho la chiave, una di queste è quella del garage.

Quando ci vado pregusto il piacere già mentre scendo la rampa in fondo alla quale si mostra sorniona la grande serranda metallica verniciata di anonimo grigio.

Apro con emozione e intravedo, nella penombra, le cinque sagome informi delle mie motociclette coperte dai teli di protezione, ognuno con il suo bel marchio stampato sopra a colori.

Prima di accendere la luce controllo, con un po’ di apprensione, che i led degli apparecchi elettronici che mantengono costantemente in carica le batterie siano tutti verdi, poi illumino il box che ho arredato con grandi marchi da officina (solo quelli delle mie moto, ovviamente), con fotografie giganti di moto mitiche del passato, con i 16 quadretti delle motociclette che ho posseduto prima (ognuno con una didascalia che cita marca, modello e anno d’acquisto) e con i caschi decorati a mano con i colori e gli emblemi di ognuna delle cavalline che dormono nel box.

Le motociclette le uso proprio come se fossero cavalli da passeggiata: ogni giorno scelgo di montarne una diversa a seconda dell’umore.

Quando mi sento particolarmente orgoglioso di essere italiano (succede spesso!) salgo in sella alla “Guzzi Breva” (si chiama come uno dei venti che soffiano sul lago di Como, dove appassionati operai italiani l’hanno costruita) oppure sulla comoda “Vespa 250 GTS” (è nata nel 2006 ma mi dà le stesse soddisfazioni che provavo nel 1962 sulla Vespa 50 che guidavo a 14 anni. Sfacciatamente rosse entrambe!).

Se la giornata è di quelle che ricordano l’Inghilterra (grigia e nebbiosa o, al contrario, lussureggiante di primavera) tolgo la coperta alla “Triumph Bonneville” grigia e celeste, dello stesso celeste che la R.A.F. usava durante la guerra per verniciare la pancia dei suoi aerei perché si confondessero col cielo.

Nei giorni in cui ce l’ho con qualcosa o con qualcuno –spesso con me stesso- sprono il grosso bicilindrico a “V” della “Harley Davidson 883”: un trionfo di cromature e ribellione.

Quando ho voglia di avventura e nei rari casi in cui viaggio davvero in motocicletta sello la grossa cavalla tedesca: una “B.M.W. R 1200 GS” godendo alla vista dei due potenti cilindri contrapposti che sporgono sotto il serbatoio.

A proposito di selle: tutte le mie motociclette (eccezione fatta per la cittadina “Vespa”) hanno selle singole, proprio come i destrieri compagni di cavalcate solitarie.



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